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Tag Archivio per: terapia cinofila

Articoli

Di nome e di fatto

13 Giugno 2020/

Ho sempre pensato che il detto latino “Nomen (est) Omen” avesse un significato importante. Quando diamo un nome ad un bambino, ma anche ad un animale, spesso non pensiamo al significato vero di quel nome, che magari si perde nella notte dei tempi. Ma gli antichi romani invece spesso davano dei nomi relativi all’ordine di nascita: Primo, Quinto, Ottavio … ( Magari non molto originale), altri all’aspetto fisico pensiamo a Flavio, che significa Biondo, oppure Claudio che significa zoppo o Livia, che vuol dire pallida, ( anche se era corrispettivo anche di un cognome e corrispondeva alla Gens Livia. Altri nomi sono aggettivi relativi alle caratteristiche relative al futuro o alle speranze riposte nell’arrivo di un figlio: Donata, Felix, Pulcra. Oppure a qualità desiderate nel carattere come Modesto, Savio, Tranquilla .

Alcuni nomi evocano delle località di provenienza come Sabina, Dorico, Hispanico o Mauritio.

Anche gli animali ispirano spesso i nomi, come Corvus, Cattus , Lupus, o Ursula. Oppure le piante e troviamo Flora, Hortensius o Rosa.

Quando il nome appartiene ad un Dio o è dedicato ad un Dio, ecco che le prospettive si ampliano: troviamo Apollodoro, Diana, Giunonia. E i nomi dei nostri animali domestici? Quali nomi scegliamo?Sono Istruttrice cinofila da anni ormai e ne ho sentiti moltissimi di nomi. La tendenza più moderna è di utilizzare nomi ad uso umano, ma stranieri. Per esempio la mia Ivy ha un nome inglese antico, che significa Edera. Ma ci sono Tessa, Sally, Maggie sempre di origine inglese. E dal Giappone Keiko, Masami. Oppure i più nazionali Oscar, Ambra, Totò, ma conosco dei Leonardo, e anche Andrea.

Poi passiamo ad aumentare le aspettative e allora ecco scrittori o filosofi come Kant, Eliot, o artisti come Frida, Amedeus.

Ma cosa succede se invece vengono tirati in ballo gli dei o dee antichi ?( antichi perche’ devo ancora trovare dei cani di nome Gesù o Budda)…

Molto comuni sono Zeus, Atena, e Thor. Sono nomi bellissimi e molto potenti. Evocarli avrà degli effetti sulla vita futura del cane? E sul sistema familiare? Certo l’ironia è simpatica, ma richiamare Attila o Lucifero è veramente senza conseguenze? Quale è il rischio di chiamare ogni giorno il nostro cane evocando una personalità negativa? Quello che mi colpisce è che spesso sono nominati senza una reale consapevolezza o anche uno studio approfondito. Si cerca su Internet e si sceglie un nome accattivante o che attiri l’attenzione. Dietro al nome ci sono anche speranze o modelli interiori, che riproponiamo.

La mia Ariel ( Leonessa di Dio, non solo sirenetta di Disney e la dice lunga sulle mie aspettative) era una cucciola che usava molto la bocca e ed era stata soprannominata la “Murena” o addirittura Ursula della Sirenetta di Disney. Ho compreso presto il mio errore e adesso le ho dato come appellativo Principessa. Vi assicuro che funziona.

Quando come educatori o istruttori cinofili ci approcciamo ad una famiglia, è importante focalizzarsi sulle qualità del cane e non solo sul problema esistente. Lavorando anche in Interventi Assistiti con gli Animali, o Pet therapy vediamo che gli psicoterapeuti sanno benissimo come scoprire i veri talenti dei bimbi. Come conoscere il loro mondo interiore magico e lasciarlo aprire. Così anche noi educatori, istruttori e proprietari dobbiamo pensare sempre che dietro ad un cane o gatto o cavallo c’è un individuo, magari di non facile comprensione, ma con talenti personali o anche difetti ben precisi. Importante è saper accettare i difetti e focalizzarsi sui pregi.

In quest’ottica dovremmo fare come i popoli nativi americani che aspettano a nominare i propri figli, e a volte il nome cambia dall’infanzia all’ adolescenza o in età adulta, quando un evento particolare , una avventura, un aspetto del carattere o una passione sono finalmente emersi, come un fiore sbocciato.

Nel frattempo possiamo chiamare i nostri animali con i nomi che ci piacciono di più, ma cerchiamo di fare delle ricerche accurate per essere sicuri del modello in cui stiamo chiudendo il nostro cucciolo. E rimaniamo aperti alla personalità, alle variazioni, ai cambiamenti e alla diversità! In questo ringrazio la fantastica amica Flavia Vezzaro che mi ha proposto questo cortometraggio da vedere! Si chiama “Il circo della farfalla”. Offre una brevissima ma interessante visione sulla vita e possibilità di autorealizzazione. Il progetto di vita non è scritto nella pietra, ma anzi con l’aiuto della vera amicizia può intraprendere la via della libertà e dell’autostima.

Ariel cucciolina

Il cane e il gatto nei cartoni animati: tra realtà e fantasia 8 novembre 2019

20 Ottobre 2019/

Una serata divertente e ironica, in linea con lo stile della dott. Sabrina Giussani!

Dedicata a educatori, proprietari, insegnanti, psicologi dell’età evolutiva, istruttori cinofili, medici veterinari e a tutti coloro che amano i cani e i gatti.

Verranno analizzati vecchi e nuovi cartoon per scoprire insieme, quali comportamenti dei cani e dei gatti rispecchiano la realtà e quali sono fantasiosi, ma potrebbero essere considerati reali dai proprietari. E saranno spunto per affrontare le problematiche quotidiane.

Thè e pasticcini verranno offerti a metà serata a cui seguiranno le gradite domande e dubbi dei presenti.

8 novembre 2019

Inizio ore 20.00

info@petproject.it

L’uso dell’olfatto nel training e nella riabilitazione del cane

25 Settembre 2019/

Tessa di Marta Dalla Mora durante la ricerca del tartufo nel @tartufing (Federica Iacozzilli)

L’olfatto rappresenta per il cane un organo di senso speciale . Per noi non è facile capirlo perché il nostro senso principale è la vista e non possiamo “vedere” gli odori. Il cane ha sviluppato questo senso in migliaia di anni di selezione naturale per una intelligenza adattiva all’ambiente di vita.

L’olfatto di un cane è più sviluppato rispetto al nostro da 100.000 a 1 milione di volte!

Probabilmente il primo lavoro di fiuto richiesto da un uomo primitivo al suo cane da 11.000 a 16.000 anni fa in Europa, sarà stato per l’aiuto nella caccia.

Ma da allora abbiamo scoperto moltissimi utilizzi dell’olfatto canino.

I cani cercatori di esplosivi e mine, durante e dopo le guerre e in dotazione all’esercito. I cercatori di persone disperse in superficie e sotto le macerie della Protezione Civile.

I cani della dogana specializzati nella ricerca di narcotici, banconote, e altri generi di valore.

I cani della polizia specializzati nel cercare armi, sangue o altri liquidi organici.

I cani delle ditte di disinfestazione che cercano insetti, come le cimici dei letti, le formiche, i topi o i ratti.

I cani che riescono discriminare il calo di glicemia nelle persone diabetiche, e quelli che individuano il tumore dal sangue, l’urina o il respiro

Infine alcuni cani sono specializzati per i resti umani ( patologia forense) o per gli animali o piante in estinzione.

In sostanza un cane può individuare qualsiasi sostanza, e l’unico limite siamo noi e la nostra scarsa immaginazione.

Ci sono tantissimi libri sull’argomento e moltissimi colleghi istruttori che, con metodi diversi, insegnano ai cani e a loro proprietari a cercare . Dal tartufo all’olio di semi; dalla persona nascosta alla pancetta trascinata nel bosco. Dal guanto perduto al calzino mescolato a dieci altri calzini , il cane imparerà a discriminare l’odore giusto e a comunicarlo al suo proprietario.

Kira di Elena Barbini durante la ricerca del tartufo nello stage di @tartufing con Federica Iacozzilli

Spesso chi necessita di avere cani ben allenati a questo lavoro, come la polizia o l’esercito, farà una scelta dei cuccioli o cuccioloni già a monte del processo di apprendimento.

Di solito le caratteristiche del cane sono che sia sano, che usi più l’olfatto della vista, che sia veloce ad apprendere il gioco e che mantenga alta la motivazione a cercare quell’odore.

Ma l’uso dell’olfatto è anche un’ottima attività per i cani con problemi comportamentali, come ben sanno alcuni ( ancora pochi) colleghi come Livio Guerra della Protezione Civile di Verona. E maestre come Turid Rugaas e Anne Lill Kvam.

L’uso dell’olfatto infatti è una vera e propria terapia per molti cani stressati, frustrati, rinchiusi nei canili, o che sono stati eccessivamente avviati a sport agonistici basati su vista e agilità.

Anche la ricerca olfattiva richiede a volte prestanza fisica e velocità, ma alcune ricerche possono essere di tranquilla discriminazione tra una bustina di Thè e una bustina di tisana alla malva, adatte a cani anziani o malati.

Training e terapia olfattiva

Con la mia collega Annalisa Nicolao, da anni lavoriamo con la ricerca olfattiva, sia con i cuccioli, che con i cani adulti.

Utilizziamo il lavoro di fiuto anche con cani che presentano problemi comportamentali, dopo diagnosi medica.

Scopriamo insieme i vantaggi di un lavoro con un organo di senso straordinario, che anche nell’uomo è misconosciuto.

Perché la ricerca olfattiva fa bene a tutti i cani?

Perché è parte di un normale schema di comportamento che si sviluppa addirittura prima della nascita del cucciolo.

Quando un cane inala, l’aria viene incanalata in modo diverso. Il respiro rapido di annusamento viaggia attraverso la mucosa olfattoria, mentre il flusso lento ( respiro profondo) va direttamente ai polmoni.

Quando un cane respira attraverso il naso, l’aria percorre la canna nasale, più o meno lunga quanto il suo muso e scende ai polmoni. Quando annusa per percepire e analizzare un odore, il cane inala a piccoli input, l’aria entra in un percorso laterale ed entra nei recessi olfattivi seguendo proprio un percorso che mette in contatto le molecole dell’odore con la mucosa olfattoria ricca di recettori.

Questa mucosa ricopre un labirinto osseo chiamato turbinati ed è ricoperta di minuscoli peli o ciglia che catturano la molecola odorosa. I recettori la trasformano in un impulso elettrico, che viaggia con il nervo olfattivo e va al centro olfattivo del cervello, dove viene interpretato.

Questa mucosa varia a seconda della forma e lunghezza del muso del cane. Quindi un Cocker spaniel avrà una mucosa che copre un’area di 67 cm2, e un pastore tedesco di quasi 200cm2.

Ma anche il numero di geni recettoriali funzionali sulla mucosa influenza le capacità olfattive del cane. Anche nella discriminazione olfattiva.

Il cane ne ha 872, l’uomo ne ha solo 388.

E inoltre sono presenti anche degli pseudogeni ( cioè geni senza una funzione specifica) che variano all’interno delle 1000 razze canine.

Ma in ogni caso ogni razza di cane ha la grande abilità di usare l’olfatto come un grande talento.

Per questo noi amiamo queste attività di gioco!

Se poi vogliamo paragonare il nostro olfatto a quello del cane siamo sicuramente molto meno dotati.

  • Il 33% del cervello del cane è dedicato a interpretare gli odori, mentre nell’uomo solo il 5% è dedicato a questo scopo.
  • I cani hanno un totale 1094 geni recettoriali olfattivi ( compresi gli pseudogeni) contro gli 802 dell’uomo
  • Il cane adulto ha una membrana mucosa olfattiva che va dai 67 ai 200 cm2 , mentre nell’uomo è di soli 3-10 cm2
  • Il cane ha 125-300 milioni di cellule olfattive contro i 5 milioni dell’uomo
  • Il cane può individuare una sostanza in concentrazione di 1 in 10 elevato alla 18esima. L’uomo come minima concentrazione trovata è 1 in 10 elevato alla 9.

Si può capire come i giochi di olfatto siano molto divertenti e appaganti per i cani!

Molti nostri clienti rimangono piacevolmente stupiti di come i loro cani siano rilassati e felici dopo il noseworking !

Le attività che proponiamo sono molte e si costruiscono a misura della coppia cane-umano.

Entrambi si devono divertire e comprendere a fondo come comunicare l’uno con l’altro.

Il nostro lavoro è di fornire sia le tecniche corrette per l’apprendimento del lavoro di fiuto, sia la possibilità di analizzare e osservare quale lavoro sia più gradito al cane.

Infatti per alcuni è più motivante la ricerca di un figurante nascosto nel bosco. Per altri dà più soddisfazione la ricerca di di oggetti o giochi.

Ambra durante il Cercatrova di Livio Guerra

Il lavoro dell’istruttore è quindi di proporre la scelta di diversi aspetti di gioco, per trovare quello più adeguato alla coppia cane-umano.

Una volta che il cane imparerà lo schema di gioco, sarà molto facile e interessante osservare come la relazione tra cane e umano riproponga dimensioni come collaborazione e intesa reciproca. Le difficoltà comportamentali vanno affrontate non puntando al problema stesso, approccio che aumentebbe lo stress sia del cane, che del proprietario. Ma aiutando la coppia a trovare strategie di vita insieme, basate su attività rilassanti e coinvolgenti come appunto il noseworking, avremo come effetto collaterale un miracoloso abbassamento dello stress reciproco e quindi della qualità della vita insieme.

-le informazioni di fisiologia sono tratte dal libro che consiglio:

-The secret of the Snout-

di Frank Rosell

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